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 Salviati editore, Milano (2a edizione, 2003)

POESIE

La gioia è veloce

 

Prefazione di Salvatore Veca

Charles Baudelaire ha scritto che “una poesia dice un mondo”. Potremmo pensare a una poesia come a un frammento, più o meno esteso, di una versione del mondo. Una versione del mondo incorpora il nostro modo di vedere e di sentire noi stessi e il mondo. Forse, più precisamente, è in questione direttamente il nostro modo di desiderare in certi modi un mondo e la sua versione poetica è connessa intrinsecamente al desiderio di comunicare a sé e ad altri il desiderio di un mondo.

In una poesia del 4 marzo 1993 Marta Nurizzo ci dice, con una precisione che risulta la cifra naturale del suo fare poesia e del suo desiderio di poesia: “Non scrivo mai di ciò che vedo / ma di ciò che vorrei vedere”. La gioia è veloce è la raccolta delle poesie di Marta: i primi versi portano la data del 28 aprile 1989, gli ultimi sono stati scritti nel settembre del 1994, pochi mesi prima che la sua vita fosse spezzata e la fioritura intensa del suo desiderio di dirci un mondo incontrasse, così intollerabilmente presto, il limite temporale di una vita che si spegne a ventun anni. Chi legga La gioia è veloce e si connetta, nell’esperienza della lettura, con il desiderio di Marta di dirci un mondo, incontra immediatamente il tratto distintivo della precisione del suo linguaggio.

Joseph Brodsky ha suggerito una volta, in una conferenza agli studenti dell’Università Ann Arbor del Michigan, che sia un buon affare puntare alla precisione del linguaggio: “cercate di costruirvi un vocabolario e di trattarlo come trattereste il vostro conto corrente. Seguitelo con ogni cura e cercate di impinguare i vostri profitti. Lo scopo è di mettervi in grado di esprimere voi stessi con la massima ampiezza e precisione possibili”. Non so se Marta conoscesse questo testo di Brodsky che risale alla fine degli anni Ottanta, più o meno quando Marta affidava alla scrittura poetica il suo desiderio di dirci un mondo. Ma sono sicuro che si sarebbe riconosciuta nel suggerimento a proposito della precisione.

Il desiderio di dire a sé e ad altri un mondo, offrendone una versione che sia fedele non a ciò che si vede ma a ciò che si vorrebbe vedere, è dopo tutto un’esperienza comune e spesso particolarmente intensa nell’adolescenza del cuore e dell’intelletto delle persone. Meno comune è la capacità di dare il tocco giusto, di ottenere precisione nel linguaggio con cui si costruisce e si tesse per altri l’ordito di quell’offerta di una versione del mondo in cui consiste la poesia: quella particolare offerta di sé e della verità su di sé cui mira chi fa poesia.

Sembra a tratti, leggendo le poesie di La gioia è veloce, che Marta Nurizzo possedesse una vocazione naturale alla virtù della precisione, nel senso di Brodsky. La vocazione naturale alla precisione è responsabile dell’equilibrio, che a volte la scrittura raggiunge, fra il punto di vista interno e soggettivo e il punto di vista esterno e, in qualche senso, oggettivo cui la scrittura aspira e di cui essa si alimenta. Il punto di vista interno è quello che ha le sue radici nella motivazione e nel desiderio di fare poesia, di offrire a sé e ad altri un frammento dell’interminabile discorso poetico. Come fosse ogni volta la prima volta e il mondo venisse ad essere come è o come deve essere per noi, in virtù del nostro desiderio, della nostra voglia di dirlo. Il punto di vista esterno è incorporato nel linguaggio che ereditiamo, nel linguaggio in cui nasciamo e da cui inevitabilmente dipende la nostra capacità di dare nomi alle cose.

Vi sono casi in cui la poesia di Marta Nurizzo raggiunge il difficile equilibrio fra i due punti di vista duellanti. E, così facendo, mette pace fra essi e li fonde. In questi casi si ha, io credo, l’esperienza della bellezza. E nel semplice riconoscimento di questa esperienza, ne sono convinto, si esprime la nostra persistente gratitudine verso i poeti, il cui pensiero, come ancora ci dice Marta nei suoi versi del 3 maggio 1991, “parla immortale”.

Qui alcune pagine tratte dal libro che contiene tutte le poesie scritte da Marta tra il 1989 - quando aveva 15 anni - e il 1994, dopo il primo ciclo di chemioterapia; poi Marta non ha più scritto poesie.

La gioia è veloce - Salviati editore - Milano (2a edizione, 2003)