Tu sei qui

DISASSUEFAZIONE DAL FUMO

Fumo e pazienti oncologici

L’impegno della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano nella ricerca, nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura delle patologie oncologiche si concretizza non solo con la ricerca di laboratorio e gli interventi medici e chirurgici, ma anche attraverso il supporto alla disassuefazione da tabacco offerto ai pazienti fumatori. Come evidenziato in un lavoro pubblicato dalla rivista scientifica Annals of Oncology nel luglio del 2010 da parte del gruppo per la Prevenzione e la Diagnosi dei Danni da Fumo diretto dal Dott. Boffi, pneumologo della Fondazione, smettere di fumare migliora la prognosi e riduce il rischio di nuovi tumori, permette alla chemioterapia e alla radioterapia di agire più efficacemente e con minori effetti collaterali, riduce i rischi di complicanze e facilita il recupero dopo l’intervento chirurgico con conseguente diminuzione dei tempi di ricovero e migliora la qualità della vita grazie ad un respiro più pieno e all’autostima che deriva dall’investimento sul proprio benessere. Tutto ciò riferendosi ad ogni tumore esistente e non solo a quello polmonare, la cui relazione col fumo è ben nota da tempo.  Queste considerazioni hanno portato la Fondazione a pensare l’intervento di supporto rivolto ai pazienti fumatori non come un surplus di cura da confinare nelle istituzioni “fortunate” per quanto riguarda i ritmi di visita o i tempi di ricovero, ma come un tema fondamentale di informazione, cura e ancora prevenzione del paziente oncologico, perché per smettere di fumare non è mai troppo tardi. In particolare il servizio di “smoking cessation" – a cui l’Associazione Marta Nurizzo ha collaborato con un cofinanziamento per il 2011 e per il 2013 - si pone tre obiettivi: 1) informare il paziente fumatore degli specifici benefici che ricaverebbe dallo smettere di fumare e degli aiuti a disposizione per farlo, in modo che possa fare una scelta consapevole rispetto al cambiamento delle proprie abitudini legate alla sigaretta; 2) offrire un sostegno non giudicante e attento alla delicatezza e criticità della situazione che il paziente si trova a vivere, in modo che smettere di fumare non diventi un’ulteriore battaglia da combattere, ma possa attivare un processo di “empowerment” personale che sostenga la persona nel gestire lo stress a cui è sottoposta; 3) fornire un’assistenza specifica per prevenire o curare le crisi di astinenza da nicotina che possono colpire il fumatore durante il ricovero. In accordo con le linee guida nazionali ed internazionali per il trattamento del tabagismo, gli strumenti utilizzati sono il supporto farmacologico e/o psicologico, offerti in modo da garantire un trattamento personalizzato. I fumatori non sono tutti uguali e ognuno può trovare il proprio modo di smettere. In alcuni casi la diagnosi di tumore motiva a tal punto da riuscire a buttare il pacchetto e non riprendere più in mano una sigaretta. Ma molti fumatori possono vivere un difficile conflitto tra la parte più razionale di sé che giudica importante smettere e quella che vede nella sigaretta un sostegno o un ultimo piacere rimasto, ancora più preziosi nei momenti di difficoltà. Ciò è naturale conseguenza del fatto che fumare non è, come molti ritengono, un vizio. La nicotina contenuta nella sigaretta è a tutti gli effetti una droga e la dipendenza fisica, psicologica ed emotiva dal tabagismo è, come l’ipertensione o il diabete, una malattia di per sé che si può e si deve curare.  I farmaci normalmente impiegati nella disassuefazione da tabacco aiutano l’organismo a prevenire o curare i sintomi legati all’astinenza da nicotina, tra i quali il nervosismo, l’irritabilità, gli sbalzi d’umore, la mancanza di concentrazione, l’insonnia e la stipsi. L’intervento psicologico invece accompagna il fumatore nel processo di cambiamento sotteso alla disassuefazione, approfondendo la motivazione a smettere, fornendo spunti di riflessione sulle abitudini tabagiche e sui significati ed emozioni che legano la persona alla sigaretta, dando aiuto e sostegno nei momenti critici. In un secondo articolo pubblicato sul Journal of Oncology nel luglio del 2011 dallo stesso gruppo di lavoro è emersa la scarsa attenzione da parte delle istituzioni oncologiche italiane ai bisogni del paziente fumatore, che si traduce in una mancanza di risorse e personale dedicato: i centri per il trattamento del tabagismo sono molto rari e le farmacie interne non dispongono mai dei farmaci impiegati nella “smoking cessation”. L’esperienza della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano dimostra che è possibile migliorare le attività di prevenzione e cura nei centri oncologici attraverso un’assunzione del problema del controllo del tabagismo e la costruzione di un’alleanza tra gli operatori sanitari e le principali vittime delle multinazionali del tabacco: i fumatori che sono diventati pazienti oncologici.

Riferimenti bibliografici:

R. Mazza, M. Lina, R. Boffi, G. Invernizzi, C. De Marco, M. Pierotti (2010). Taking care of smoker cancer patients: a review and some recommendations. Ann Oncol.; 21(7):1404-9.

R. Mazza, M. Lina, G. Invernizzi, M. Pierotti, C. De Marco, C. Borreani, R. Boffi (2011). The gap between tobacco treatment guidelines, health service organization and clinical practice in comprehensive cancer centres. J. Oncol. 2011:145617. 

d.ssa Micaela Lina - S.S. Psicologia Clinica - Ist. Naz. Tumori, Milano